27 agosto, Val Ferret, al cospetto del Monte Bianco. Salita al Rifugio Boccalatte-Piolti e tramite il ghiacciaio di Planpincieux giunti a ridosso di quello de Grandes Jorasses. Percorso e panorami meravigliosi sono il compenso per le nostre fatiche.

Al rifugio ci accoglie il gestore, Franco Perlotto, icona dell’alpinismo, tra i primi e più grandi promotori del free-climbing in Italia (ma sarebbe davvero riduttivo rinchiuderlo in etichette, vista la quantità e complessità delle vie aperte e delle solitarie in Italia e nel mondo). Al termine della propria attività alpinistica (“in alpinismo bisogna anche sapere smettere” vd. https://youtu.be/Y5IL3rzsTfM), Franco si pone al servizio della cooperazione internazionale guadagnandosi sul campo una laurea ad honorem in educazione ambientale. Opera in giro per il mondo, in Amazzonia, in Afghanistan, in Africa centrale, in Palestina.. Giornalista, scrittore, davvero difficile racchiudere in poche righe la sua enorme esperienza, che dal 2016 lo vede tornare tra le montagne. Emblema ed esempio di cosa significhi adattarsi, cambiare vita, portare il proprio contributo, agire.

I cieli sono solcati dalle aquile, stupendi animali che volteggiano maestosi sopra le nostre teste. Tra le pareti di fronte al rifugio nidificano e possono vivere per un semplice motivo: quelle pareti sono inaccessibili all’uomo, troppo pericolose e costituite di roccia franosa (solo durante la nostra permanenza siamo stati testimoni di vari smottamenti). Tuttavia la presenza delle aquile comporta una esiguità enorme di altri animali di terra: non incontriamo marmotte e camosci. Le aquile sono predatori efficienti. La cosiddetta “natura” non ammette le fantasie bucoliche, è spietata per definizione e l’essere umano ne fa parte. Ciò che l’umano aggiunge è il portato esponenziale di impatto sul territorio, sia diretto (caccia non finalizzata alla sussistenza, costruzioni), sia indiretto (surriscaldamento globale).

E gli effetti del surriscaldamento sono visibili pure qui, come ovunque a sud delle Alpi. Il ghiacciaio de Planpincieux resiste (ci dicono una stima di vita di altri trenta anni), ma è fortemente crepacciato e seraccato. Vediamo torrenti di acqua scorrere sulla sua superficie. A oltre 3000mt verifichiamo empiricamente temperature e umidità inammissibili. E, impotenti, non possiamo fare altro che prenderne atto prima di abbandonare questo angolo di pace.

#campagnadiferragosto